Un evergreen della cucina primaverile è la frittata, fatta soprattutto di erbe selvatiche. Ortica, malva, borragine, ruchetta, tarassaco & Co. in questa stagione crescono abbondantissime in campi incolti e prati ed è un peccato non approfittarne.
Per prepararle non c’è bisogno di essere esperti di foraging – andar per campi e boschi alla ricerca di erbe spontanee – perché le erbe di campo ormai si trovano anche al supermercato, nei mercati tradizionali e farmers market, nei negozietti bio e dagli ortolani forniti.
Stridoli, strigoli, carletti, schioppettini
La silene (Silene vulgaris) è una tra le piante selvatiche maggiormente utilizzate nella cucina tradizionale a base di erbe spontanee perché è ampiamente diffusa in tutte le aree geografiche. Conosciuta da Nord a Sud coi nomi più svariati, potete riconoscerla per le foglie color verde cenere, opposte, ovali, tenere e carnose e per i piccoli fiori bianchi con i calici rigonfi.
Nel nome scientifico della pianta entra in ballo niente meno che Sileno, un personaggio della mitologia greca che aveva le sembianze di un vecchio panciuto e ricorda, quindi i fiori dalla forma a palloncino. Altri sostengono, invece, che il nome derivi da sialon, cioè saliva, perché alcune specie presentano una specie di bava all’interno dell’infiorescenza. Altri ancora lo fanno derivare da Selene, la dea greca della luna, perché l’impollinazione avviene ad opera di farfalle notturne.
I miei nonni chiamavano questa pianta ciuchét utilizzando una parola dialettale che richiama il suono che fanno i calici quando vengono schiacciati contro il dorso della mano e scoppiano (ciòc). In Romagna invece si chiamano stridoli o strigoli per lo stridio che fanno le foglie se vengono sfregate tra pollice e indice. A Bologna, soprattutto nelle zone collinari, la chiamano striguèl.
In primavera e per tutta l’estate, è possibile raccoglierne i getti e le foglie prima della fioritura andando per campi incolti, ma sui banchi dei mercati rionali o di qualche farmers market si possono facilmente comprare in piccoli mazzetti.
Ricette con gli strigoli
Inutile voler sostenere che a Bologna usiamo tantissimo gli striguèl perché non è vero.
L’impiego in cucina degli strigoli è ben più comune in Romagna, dove si usano sotto forma di pesto e sugo per la pasta, nei ripieni e nelle misticanze condita con olio, limone e sale.
A casa mia si usano solo nelle frittate, anche se sull’Appennino sono abbastanza comuni anche i tortelloni con gli strigoli e la zuppa con strigoli e porcini.

La ricetta della frittata con gli strigoli
La frittata agli strigoli ha un sapore gustoso e spiccato, che ricorda quello degli spinaci e dell’ortica.
Ingredienti
- un mazzetto di Silene vulgaris
- 3 uova intere
- 4 cucchiai abbondanti di parmigiano reggiano grattugiato
- 1 spicchio di aglio in camicia
- latte q.b.
- noce moscata q.b.
- sale fino q.b.
- olio extravergine d’oliva q.b.
Come fare la frittata con gli strigoli
- Pulite gli strigoli staccando le foglie dai gambi, lavatele bene e scolatele.
- Ungete una padella antiaderente con un filo d’olio e fatela scaldare sul fuoco a fiamma media.
- Mettete lo spicchio di aglio e gli strigoli e fateli appassire.
- Nel frattempo in una ciotola sbattete le uova con il parmigiano reggiano grattugiato, una presa di noce moscata e una di sale. Diluite con il latte, aggiunto poco per volta fino a quando il composto avrà la giusta consistenza.
- Togliete l’aglio e versate le uova sbattute nella padella contenente gli strigoli.
- Coprite con il coperchio e fate cuocere a fiamma moderata per circa 8 minuti. Quando la superficie a contatto con la padella sarà soda, voltate la frittata aiutandovi con il coperchio e fatela scivolare in padella sull’altro lato.
- Lasciate cuocere ancora 4-5 minuti, quindi travasate la frittata sul piatto da portata.
La frittata agli strigoli è ottima sia calda, farcita di formaggio che si fonderà con il calore, che fredda, tagliata a losanghe e servita come antipasto.