Questi che vedete nella foto di anteprima sono cachi mela da non confondere coi cachi comuni. Nello specifico sono cachi mela della varietà Persimon® prodotti in Spagna nella regione della Ribera Alta, vicino a Valencia.
Per colpa (o merito) del pastry-chef Mario Poerio ne sono diventata dipendente e non si tratta più di consumo in modica quantità. Ormai sono proprio da REHAB. A volte penso di potercela fare da sola e, come la vecchia cara Amy, canticchio “They tried to make me go to rehab / I said, no, no, no”. Spesso ci ricasco.
Come ieri sera.

Come riconoscere i cachi mela maturi
Rientrando dal giro con Sofia, mi sono fermata alla bottega dei miei amici pakistani. Sono in tre e li conosco da anni. Non ho mai capito se sono fratelli, parenti, affini, amici o semplici soci in affari. Non so nemmeno come si chiamano perché ogni volta che ho chiesto il loro nome ho sempre avuto risposte diverse. Per questo li ho ribattezzati AmicoMio Uno, Due e Tre.
Anche loro non mi chiamano Francesca, ma Amica-Mia. Sofia, invece, è diventata fin dalla prima volta Bella-Sofia. Inspiegabilmente.
Ieri sera era in turno AmicoMio Due e questo è stato il dialogo:
– Ciao AmicoMio! Come stai?
– Io stare bene. E tu AmicaMia? E Bella-Sofia?
– Io bene, grazie! Bella-Sofia è fuori, legata al palo.
– Ohhhhh… tu aspetta un attimo. – Si affaccia alla soglia del negozio – Ciao Bella-Sofia! Come stare tu, bello cane? Tu bravo cane e io dopo dare te chicco di uva!
Sofia spazza il pavimento con la coda dalla felicità. AmicoMio Due rientra. Io, intanto, ho preso il latte dal frigorifero e una confezione di pane arabo.
– Ho preso il latte e il pane. Hai anche dei cachi mela?
– Oh sì! Io tanti cachimèlla! Quanti volere? Un chilo, dieci chili, cento chili? – La battuta è SEMPRE quella.
– Dammene quattro! Ce li hai maturi, pronti da mangiare stasera?
– Sì, ora vedo…
– Come fai a riconoscere se sono maturi?
– Semplice! Tu gratta culo e se unghia viene nera caco molto bene!
– Ehhhhhhh? Ma che dici? Ma stai scherzando?
– Io no scherzo! E’ vera verità!
– A parte che l’idea di grattare un culo e di trovarmi con un’unghia nera mi mette i brividi… Ma almeno è vero?
– Sìììì! Guarda! Tu prendi caco in mano, cerca SUO culo (sta da altra parte di quattro capelli verdi che ha in testa), gratta con unghia suo culo e rompi un po’. Se unghia torna fuori nera, caco pronto!
La rottura del culo del caco e l’unghia annerita mi lasciano di sasso. Mi ripiglio solo quando Bella-Sofia si mette ad abbaiare reclamando un chicco di uva. Ci avviamo a casa coi nostri cachi. Rifletto che se vado avanti al ritmo di due cachi al giorno, a 4 euro al chilo, presto dovrò impegnare un rene o la cornea sinistra, che è quella buona.
Rimpiango i tempi in cui ero convinta che a ottobre la frutta buona fosse finita e che i frutti dell’autunno facessero schifo.
E niente. Adesso vi saluto e vi auguro buona giornata. Io non ho ancora deciso cosa mangiare oggi, ma finirò sicuramente col cacomèlla-rotto-in-suo-culo.
Gli altri tre li porto giù in cantina, confidando che la mia pigrizia prevalga sulla golosità.
Buonissimi, hai ragione creano dipendenza.
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Eh già, non vedo l’ora che tornino di stagione!
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Ahah!! Il tuo racconto è divertentissimo!!
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