Da un secolo a questa parte, in Italia il 19 marzo si celebra Festa del Papà. Questa data non venne scelta a caso, ma coincide con il giorno in cui la Chiesa festeggia San Giuseppe, il padre adottivo di Gesù, che rappresenta la paternità.
A Bologna e nelle campagne che la circondano, la ricorrenza di san Giuseppe è ancora sentita e usanza vuole che in quel giorno si mangino le raviole, dolcetti tipici preparati con un impasto simile alla pasta frolla e ripieni di mostarda.
Il sapore asprigno del ripieno si combina perfettamente con la dolcezza dell’impasto, dando origine a una pasticcino rustico, genuino e molto gustoso, che si conserva anche per tre settimane.
Potete mangiare le raviole in tanti modi: a un fine pasto, inzuppate in un bicchiere di vino, per merenda, oppure a colazione, inzuppate nel latte o nel tè.
La festa di San Giuseppe a Bologna
E’ una festa di primavera. In campagna segnava la fine delle veglie nelle stalle, perché con l’allungarsi delle giornate il lavoro nei campi iniziava prima e i contadini dovevano alzarsi presto.
Par San Jusèf, a zanna e a lèt
In città segnava il cambio dei vestiti nell’armadio: riposti gli abiti invernali, le donne sfoggiavano i loro vestiti leggeri.
I primi indizi di un culto a San Giuseppe nella Chiesa d’Oriente risalgono al IV secolo. Intorno al VII secolo la chiesa ortodossa copta ricordava la sua morte il 20 luglio. In Occidente il culto è arrivato solo nel XII secolo, quando, dopo il ritorno dei crociati dalla prima crociata, cominciarono a sorgere chiese a lui intitolate.
Il culto di San Giuseppe in città risale al 1129, quando i Benedettini costruirono e intitolarono al santo un oratorio, a tutt’oggi considerato il più antico d’Italia in suo onore.
Perché proprio a Bologna? Perché Bologna in quegli anni era una delle città più importanti d’Europa.
Grazie allo Studio (1088) erano accorsi studenti italiani e stranieri che favorirono il risveglio economico ed una crescita politica e culturale. Oltre a ciò, Bologna era uno dei principali centri di scambio commerciale grazie a una fitta rete di canali che permettevano il transito di grandi quantità di merci, nonché la produzione di energia idraulica necessaria ad alimentare numerosi mulini per la fiorente industria tessile serica. Alla fine del Duecento, con i suoi 60.000 abitanti, la città era la quinta in Europea per popolazione (dopo Cordova, Parigi, Venezia e Firenze), al pari con Milano ed era il maggior centro industriale tessile d’Italia.
Ben presto la contrada in cui l’oratorio sorgeva iniziò a essere chiamata “Borgo di san Giuseppe”.
Nel corso dei secoli l’oratorio divenne chiesa, poi monastero di benedettini, serviti e infine di monache domenicane che vollero intitolare la chiesa, oltre che a San Giuseppe, anche a Santa Maria Maddalena.
Dopo la soppressione dell’ordine avvenuta in epoca napoleonica, il convento fu assorbito dal complesso architettonico del teatro dell’Arena del Sole mentre la chiesa cadde in rovina.
Oggi la piazzetta dove sorgeva la chiesa mantiene il nome di Piazzetta san Giuseppe e il venerdì e il sabato ospita un mercatino di oggettistica hand made!
L’origine delle raviole bolognesi

Sull’origine delle raviole c’è una buffa leggenda, raccontata nel capitolo IV del Tomo I della Istoria delle celeberrime glorie di Messer Viscardi che chiama in ballo niente meno che i Carabinieri.
La leggenda narra che durante la fuga di San giuseppe dalla Palestina verso l’Egitto, alcuni ferocissimi et audacissimi carabinieri si misero a inseguire il profugo con tanta e così fatta improntitudine che dopo appena quattro mesi di corsa di corsa sfrenata et implacabile a traverso molte terre e per diverse scorciatoie ebbero a raggiungerlo nei pressi di questa nostra famosissima città.
A Bologna il Signore decise di intervenire e mise finalmente in fuga i carabinieri. Nelle mani del San Giuseppe rimase la raviola (cioè il copricapo) di uno dei carabinieri. Il popolo bolognese esultante volle eternare la memoria, foggiando a sua immagine et somiglianza quelle dolcissime paste che similmente si nomano.
Messer Viscardi “delle celeberrime glorie” era tal Geremia, figlio del fu Luigi, che aveva ottenuto nel 1874 la licenza per aprire in Via Rizzoli 32 un locale di roba doulza: panettoni, uova di zucchero e cioccolato, agnelli di marzapane e marron glacés, panspeziale, panone, pinza e ciambelle.
Viscardi vendeva sicuramente anche le raviole, che si preparano con lo stesso impasto della brazadèla e della pinza. Altrettanto sicuramente non le aveva inventate.
Le raviole bolognesi morbide
Più realisticamente, le raviole bolognesi morbide derivano da una tradizione contadina. Antivigilia dell’equinozio di primavera, la festa di San Giuseppe indicava la fine dell’inverno e la ripresa dei lavori nei campi, momento che portava maggiore guadagno alle famiglie contadine più povere.
Alcuni giorni prima del 19 le donne impastavano le raviole e le cuocevano nel loro forno o nel forno comune. In tutte le case c’erano panieri di vimini rivestiti da bianchi teli di lino e ricolmi di raviole, che il giorno della festa venivano servite zuccherate oppure bagnate nell’alchermes e cosparse di zucchero.
Mia mamma ricorda che, quando era bambina e viveva con i suoi genitori in campagna, era consueto tenere sul davanzale della finestra per un piatto di raviole per offrirle a chi passava. A Fiesso, una frazione di Castenaso, era usanza appenderle alle siepi di biancospino in modo che i passanti se ne servissero liberamente. Ovunque venivano organizzate grandi feste e nell’aia delle case coloniche si tenevano allegri balli.
La festa di san Giuseppe e le raviole erano così connesse da aver dato origine a un detto popolare: “Per San Giuseppe mangia le raviole, per Pasqua uova sode e agnello”.
Le raviole bolognesi con la mostarda
Oggi i forni artigianali vendono raviole ripiene di crema pasticcera, confettura di albicocche e cioccolato, ma le vere raviole bolognesi sono ripiene di mostarda, l’antico Mustum Ardens o mosto ardente, già usato in Francia nel XIII secolo per conservare per lungo tempo un prodotto deperibile come la frutta. Verso il Seicento la mostarda si diffuse nell’Italia settentrionale e Messisbugo ne lascia due ricette.
A Bologna si preparava cuocendo nel mosto d’uva zuccherato mele cotogne, pere cotogne, arance e prugne nere. La preparazione è lunga. Mamma ci impiega circa tre giorni. Il risultato è fantastico: una confettura scura e densa, pastosa e acidula al punto giusto, perfetta come ripieno di basi grasse e dolci come la pinza, la crostata e le raviole. Se non volete cimentarvi nella preparazione della mostarda bolognese, in commercio si trovano la mostarda della Premiata Ditta Cavazza 1848.
Come sempre accade nel caso di preparazioni tradizionali, anche per preparare le raviole esistono molte ricette tramandate di famiglia in famiglia. Ve ne scrivo due: quella dell’Associazione Panificatori di Bologna e provincia e quella di casa mia. Nel mio caso, la ricetta per la pasta delle raviole è la stessa della brazadèla.
La ricetta delle raviole bolognesi
Ingredienti
- 500 g. di farina 00
- 200 g. di burro ammorbidito
- 200 g. di zucchero semolato
- 2 uova
- 1 bustina di lievito per dolci
- Scorza grattugiata di un limone
- un pizzico di sale
- latte q.b.
- 300 g mostarda bolognese
- latte o acqua per spennellare
- granella di zucchero per decorare
Come fare le raviole bolognesi
- Preparate la pasta frolla con la farina, l’uovo, lo zucchero, il burro ammorbidito, il lievito, la scorza del limone e un pizzico di sale. Impastate velocemente, aggiungendo la quantità di latte necessaria per ottenere una pasta omogenea.
- Stendete l’impasto alto circa 4 millimetri e ritagliate dei dischi di circa 10 cm di diametro.
- Mettete al centro di ogni disco un cucchiaino di mostarda e richiudete, pressando bene sui bordi.
- Otterrete così delle mezzelune, che disporrete su una placca ricoperta di carta da forno. Spennellate le mezzelune di latte e guarnitele con la granella di zucchero.
- Cuocete in forno a 170° per 15-20 minuti.
Saranno pronte quando il bordo inizierà a essere dorato, perché le raviole sono belle quando anche dopo la cottura continuano a essere bianche. Se non gradite la granella di zucchero, potete servire le raviole dopo averle fatte rotolare nell’alchermes e spolverizzate di zucchero semolato.
La ricetta originale delle raviole
Ingredienti
- 1 kg di farina 00
- 450 g. di zucchero semolato
- 250 g. di burro
- 6 uova
- 80 ml di latte parzialmente scremato
- 1 bustina di lievito vanigliato
- mostarda bolognese
Come preparare le raviole bolognesi
- Amalgamate zucchero e burro, aggiungete uova e latte quindi la farina già setacciata con il lievito. Impastate e tirate l’impasto.
- Con una tazza da colazione o un coppa pasta tondo, ricavate le forme sulla pasta e togliete l’eccesso, quindi mettete al centro un cucchiaio di mostarda e chiudete dando la forma di mezzaluna.
- Mettete le raviole su una teglia, spennellatele con un poco di latte e cospargetele di zucchero semolato.
- Fate cuocere per 12 min in forno già caldo a 210°C.