Visitare la Rocchetta Mattei

La Rocchetta Mattei è una rocca da sogno che si trova sull’Appennino bolognese, a 40 km da Bologna, nel comune di Grizzana Morandi, in località Riola di Vergato. Deve il nome al suo edificatore, il Conte bolognese Cesare Mattei vissuto tra il 1809 e il 1896.

Si tratta di un vero e proprio castello modificato più volte dal conte durante la sua vita e dai suoi eredi, rendendolo un labirinto di costruzioni, torrette con cupole a cipolla, scalinate, cortili, sale di rappresentanza e camere private che richiamano stili diversi: dal neomedievale al neorinascimentale, dal moresco al Liberty.

All’interno della rocca, nel cuore di essa, c’è ancora il sepolcro del suo inventore e costruttore.

Vale davvero la pena di programmare una visita alla Rocchetta Mattei, soprattutto in autunno quando questo vero e proprio castello fiabesco si staglia sui colori dei boschi autunnali e emerge dalle nebbie come un sogno!

Oltre alla visita alla Rocchetta è possibile programmare in giornata la visita alcune attrazioni culturali, senza dimenticare di fare una pausa in uno dei tanti agriturismi, locande, ristoranti della zona, dove potete gustare le specialità enogastronomiche dell’Appennino Bolognese.

La Rocchetta Mattei
Veduta della Rocchetta Mattei dalla strada di Riola di Vergato

La storia della Rocchetta Mattei 

La storia della Rocchetta Mattei inizia da un evento funesto. Nel 1845 la madre del conte Mattei, Teresa Montignani, muore a causa di un tumore maligno che le aveva provocato sofferenze atroci per ben 15 anni.

Ricchissimo, coltissimo e fino ad allora impegnato nella vita pubblica, il conte Mattei viene sconvolto dal lutto, tanto da decidere di ritirarsi a vita privata per studiare una nuova medicina.

Nel 1850 Mattei acquista i terreni dove sorgevano le rovine dell’antica rocca matildica di Savignano e il 5 novembre pone la prima pietra del suo castello. La costruzione dura moltissimi anni, con numerose aggiunte e modificazioni in corso d’opera, tanto che il conte non riuscirà a vederla finita.

Lui stesso modifica il progetto della sua rocchetta eclettica più volte, rendendola quella che appare oggi agli occhi dei visitatori: un edificio in cui si accostano stili diversi, dal neo-medievale al neo-rinascimentale, dal moresco al Liberty.

Nel 1859 la Rocchetta è finalmente abitabile. Mattei vi prende dimora e non se ne andrà più. All’interno del suo castello conduce una vita da signore e con tanto di servitù e ospiti. Sembra che nelle stanze della rocca o nei numerosi villini costruiti nei giardini furono ospitati Ludovico III re di Baviera (1845-1921) e lo zar Alessandro II Romanov (1818-1881), mentre è certo che nel 1925 vi soggiornò il Umberto di Savoia, principe di Piemonte.

Durante la seconda guerra mondiale la rocca viene gravemente danneggiata, tanto che l’ultima erede, Iris Boriani, non riesce a liberarsene nemmeno regalandola. Nel 1959 è acquistata da Primo Stefanelli che la trasforma in attrazione turistica con un albergo e un ristorante, ma alla sua morte la situazione precipita e la Rocchetta è chiusa al pubblico.

Nel 1997 nasce il comitato per la tutela del castello e nel 2006 la Fondazione della Cassa di Risparmio in Bologna acquista la Rocchetta Mattei e la sottopone a ingenti a lavori di restauro, terminati con la riapertura al pubblico del 9 agosto 2015.

Ora la Rocchetta Mattei appartiene alla Fondazione ed è gestita dal Comune di Grizzana Morandi.

Il Conte Cesare Mattei e l’elettromeopatia

Il Conte Mattei

La Rocchetta Mattei è avvolta da un’aura di mistero e di magia.

Lasciati gli incarichi pubblici dopo la morte della madre, il conte Mattei si dedica agli studi medici in aperta polemica con la medicina classica dell’epoca, colpevole, a suo dire, di non aver fatto nulla per curare la madre né per alleviarne le sofferenze che accompagnarono la sua malattia.

Per questo, si ritira nella Rocchetta a praticare una “nuova medicina” nella speranza che fosse maggiormente efficace. Fonda così una scienza medica empirica, denominata Elettromeopatia, che si basa sull’abbinamento di granuli medicati e liquidi detti “fluidi elettrici”.

Per i granuli omeopatici usa erbe medicinali di facile reperibilità. Suddivide i granuli in otto categorie sulla base del loro effetto: anti-scrofolosi, anti-cancerosi, anti-angioitici, febbrifughi, pettorali, anti-linfatici, vermifughi, anti-venerei.

Suddivide, invece, i fluidi elettrici in base alla loro polarizzazione: Fluido Elettricità Rossa (++), Fluido Elettricità Azzurra (+), Fluido Elettricità Bianca (neutra), Fluido Elettricità Gialla (-), Fluido Elettricità Verde (- -).

I “Rimedi Mattei” hanno un successo travolgente tra il 1860-1880, anche grazie al favore della Regina Vittoria di Inghilterra che concede a Mattei il permesso di commercializzarli nell’Impero Britannico.

Oltre al deposito centrale a Bologna, nascono altri 26 depositi autorizzati in tutto il mondo che aumentano fino a 107 nel 1884. I più importanti sono in Belgio, Stati Uniti d’America, Haiti e Cina.

Perfino Dostoevskji cita il “Conte Magico” (come viene chiamato) ne I fratelli Karamàzov, quando fa raccontare al diavolo di essere riuscito a guarire da terribili reumatismi grazie a un libro e a delle gocce del Conte Mattei.

Ma che filosofia e filosofia, quando tutta la parte destra del corpo mi si è paralizzata e io non faccio che gemere e lamentarmi. Ho tentato tutti i rimedi della medicina: sanno fare la diagnosi in maniera eccellente, conoscono la tua malattia come il palmo delle loro mani, ma non sono capaci di curare. [..] Disperato, ho scritto al conte Mattei a Milano, che mi ha mandato un libro e delle gocce, che Dio lo benedica.

I rimedi Mattei ebbero un grande successo anche perché costavano poco e tutti potevano permetterseli, anche coloro che non avevano denaro per rivolgersi ai medici ufficiali.

L’industria elettromeopatica sopravvisse alla morte del suo inventore, avvenuta il 3 aprile 1896. Gli eredi continuarono la produzione e distribuzione dei “Rimedi Mattei” fino al 1959 quando per vari motivi i laboratori furono costretti a chiudere.

Il segreto dei rimedi Mattei tuttavia è ancora custodito dagli eredi del Conte ed ora è nelle mani di Gianna Fadda Venturoli.

Il Conte Mattei e la sua governante, riprodotti in sagomato

Come visitare “La  Rocchetta Mattei” di Grizzana Morandi

Alla Rocchetta Mattei si può arrivare in auto da Bologna prendendo l’autostrada A1 fino a Sasso Marconi e proseguendo sulla SS64 fino a Riola. Da Firenze si deve uscire a Pian del Voglio e proseguire in direzione Castiglion dei Pepoli – Camugnano – Riola. In alternativa, si può percorrere la Statale 64 – la Porrettana – fino a Riola e da qui seguire la cartellonistica stradale.

Chi preferisce viaggiare in treno, può prendere un treno della tratta ferroviaria Bologna-Pistoia, e scendere a Riola. La Rocchetta dista dalla stazione circa 1 km. da fare a piedi.

La Rocchetta Mattei è visitabile il sabato e la domenica dalle ore 10 alle ore 15 nel periodo invernale e dalle 9.30 alle 13 e dalle 15 alle 17.30 durante il periodo estivo. La visita dura circa un’ora. Il biglietto di ingresso costa 10 €.

Nella pagina “visite” del sito ufficiale della Rocchetta trovate tutte le indicazioni da seguire per prenotare online.

C’è anche la possibilità di visitare la Rocchetta in modo esclusivo, su appuntamento, da lunedì a venerdì. Per tali visite ci sono tariffe particolari ed è necessario contattare gli uffici.

  • Rocchetta Mattei scalone d'ingresso
  • Rocchetta Mattei - cortile dei leoni
  • Rocchetta Mattei - esterno
  • Rocchetta Mattei - giardino pensile

Cosa mangiare sull’Appennino Bolognese 

L’offerta enogastronomica dell’Appennino bolognese è vasta e qualificata. Il territorio è ricco di vecchie trattorie, splendidi agriturismi e botteghe dove acquistare e portare a casa le specialità del luogo.

La cucina è rustica e saporita, a base dei prodotti della zona collinare: la selvaggina (lepri, fagiani, cervi e cinghiali), i funghi e i tartufi quando di stagione, e poi ancora le patate e le castagne. Vari i formati di pasta fresca, anche ripiena. Tra i prodotti della lavorazione del maiale il prosciutto, la pancetta, i ciccioli, il salame e la salsiccia. Non mancano i pecorini e i formaggi freschi.

E infine i buoni vini dei Colli Bolognesi, il cui livello qualitativo negli ultimi anni è cresciuto a dismisura. Il top è il Pignoletto frizzante DOCG nelle fresche e stuzzicanti versioni frizzanti e spumanti. Al bianco si affiancano i vini rossi, con i vitigni quali Cabernet Sauvignon e Merlot o la più tipica Barbera, che hanno reso la zona dei Colli Bolognesi negli anni ’80 famosa non solo nei confini italiani.

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