Creato nel 1983 sfruttando il terreno sotto al quale corre, coperta, la diramazione del Canale di Reno nota come Cavaticcio, il parco del Cavaticcio è da anni un protagonista assoluto dell’estate bolognese oltre che un museo di arte contemporanea a cielo aperto!
L’area sorge non lontano dalla stazione Bologna Centrale, a ridosso dei viali di circonvallazione, al di sotto dell’antico porto di Bologna, usato dalla metà del Cinquecento per incrementare i commerci e per la necessità di scambiare beni e prodotti.
Degli edifici che ruotavano attorno al porto rimane oggi soltanto la Salara, il magazzino del sale che sorgeva sulla banchina di sinistra del canale e che attualmente ospita il Cassero. La dogana e la Chiesa dei Lavandai furono invece abbattute nel 1934.
Il nome Cavadizzo era originariamente attribuito al canale che scorreva in questa zona e che era derivato probabilmente dalla sua cavità e profondità. Nel vocabolario della lingua italiana dell’Accademia della Crusca il nome comune cavaticcio si riferisce al terriccio o fango estratto da uno scavo. Si può pensare che il Cavaticcio si chiami così perché è stato scavato, ma non è certo.
Nel 1353 comparvero i nomi di Scavezzacollo e Fiaccacollo, dovuti alla differenza di livello (15 metri) fra il fondo del canale delle Moline e quello del Cavaticcio. In quegli anni era chiamato anche Sega dell’acqua, perché lungo il suo alveo furono costruite alcune segherie.
Dal 2011 al parco del Cavaticcio è stato dato un nuovo assetto. Posto sul retro dell’ex Forno del pane ora MAMBO – Museo d’arte moderna di Bologna e adiacente al Cassero LGBT center, sede del comitato provinciale Arcigay di Bologna il Cavaticcio è ora una vera e propria galleria d’arte contemporanea en plein air.
Nel giardino ci sono alcune opere d’arte selezionate dal museo, le sculture di Arnaldo Pomodoro, Giuseppe Maraniello e Mimmo Paladino.

Casa Grande 1 ZimmerFrei
La visita inizia della piazzetta Anna Magnani antistante la Cineteca di Bologna, dove c’è l’installazione luminosa Casa Grande 1 del collettivo ZimmerFrei.
Concepita nel 2009 in occasione di ON. Luci di pubblica piazza come intervento di arte pubblica per piazza Verdi, il cuore della cittadella universitaria, è poi entrata a far parte della collezione del MAMbo ed è approdata nel quartiere della Manifattura delle Arti, sospesa davanti all’ingresso della Cineteca.
Ispirata ai grandi candelieri della Moschea Blu di Istanbul, Casa Grande 1 è un lampadario gigante di 8 metri di diametro, con 4 cerchi concentrici su cui sono state installate 61 lampade alogene. L’installazione ha una fruizione diversa a seconda che sia giorno (quando le lampade sono spente) o di sera, quando le lampade accese fanno diventare l’opera d’arte anche un oggetto utile per illuminare la piazza.
Casa Grande 1 prende una porzione di spazio urbano e lo fa percepire come un interno domestico, una grande casa dove TUTTI potemmo semplicemente starci dentro e prendercene cura. La società siamo TUTTI noi: invece che privatizzare lo spazio pubblico, blindarlo o denigrarlo, potemmo semplicemente starci dentro e prendercene cura. Come se fosse casa nostra.

La scultura di Roberto “Freak” Antoni di Daniele Rossi e Corrado Marchese
Lasciata Piazzetta Anna Magnani ci inoltriamo nei giardini veri e propri, in cui sono stati recuperati i resti della base partigiana da cui partì la battaglia di Porta Lame. I giardini sono intitolati a John Klemlen, che morì durante la battaglia.
Dal 2018 nel prato del terrapieno spicca il monumento dedicato a Roberto “Freak” Antoni, il leader degli Skiantos scomparso nel 2014. La scultura, in puro stile demenziale, rappresenta Freak Antoni seduto su un wc con un razzo sulle spalle che sta per spararlo in cielo!
La statua è realizzata in marmo bianco di Carrara, pesa 980 chili ed è alta un metro e 70 centimetri. Nella targhetta ai piedi della statua si legge «Poeta, cantante e scrittore. Distribuì cultura a badilate».
La presenza del water può suonare strana solo per chi non ha conosciuto Freak, per il quale il cesso era il luogo prediletto di ispirazione! E’ proprio il caso di dire: «Fate largo all’avanguardia! »

Roberto “Freak” Antoni tra me e Cristian “Franz” Franzoso
La ruota di Giuseppe Maraniello
Proseguendo nel giardino incontriamo “La ruota” di Giuseppe Maraniello un’installazione di tubi in bronzo che sembra un’enorme ragnatela, nella quale sono rimasti intrappolati esserini e oggetti.
La scultura ha dimensioni enormi, ma contiene anche particolari piccolissimi, come la sagoma di un uomo che pesca con una canna e di una donna. Sui tubi trovano spazio anche antichi oggetti mitico-arcaici, come le anfore.

Scudo con fontana di Mimmo Paladino
Lasciato il terrapieno, scendiamo verso il canale e incontriamo la statua in cemento e bronzo di Mimmo Paladino intitolata “Scudo con fontana” del 1966.
Da una parte del grande scudo bronzeo c’è una figura di guerriero, che lo regge e ne è sovrastato. Dall’altra parte c’è una testa di animale dal cui muso esce l’acqua. Due simboli densi di allusioni mitiche, che spesso ricorrono iconograficamente nei lavori di Paladino.
L’opera è stata donata al Museo dall’artista nel 1997.

La Stella di Bologna di Gilberto Zorio
Sull’altro lato del canale c’è la Stella di Bologna, un’opera a forma di stella a cinque punte di Gilberto Zorio.
L’opera riprende una delle simbologie ricorrenti dell’artista: la stella, “proiezione del cosmo nella nostra considerazione delle cose”, che non è immediatamente percepibile, ma la si può scoprire seguendone il perimetro e le irradiazioni.
Another Notion of Possibility di Maurizio Nannucci

Proseguendo in direzione del MAMBO, alzate gli occhi verso la terrazza del museo e vedrete una struttura portante in ferro a tre elementi con plexiglass e neon.
Si tratta di “Another Notion of Possibility” di Maurizio Nannucci (Firenze, 1939) interessato all’arte concettuale fino dalla metà degli anni Settanta. Per gli artisti concettuali i concetti e le idee espresse sono più importanti del risultato estetico e percettivo dell’opera stessa.
Con “Another Notion of Possibility” Nannucci esplora il rapporto tra arte e linguaggio e tra luce-colore e spazio utilizzando un concetto, il lettering e i neon.
Five holes from a Removed Sign di Adam Chodzko
Ci avviamo all’uscita dei giardini. Nella parete del museo alla vostra sinistra noterete 5 buchi, l’opera di Adam Chodzko (Londra, 1965).
L’idea è quella dell’installazione di uno schermo in cui si vede una donna che racconta i suoi pensieri e le sue emozioni ai visitatori del museo. Il documentario ha un successo tale che la donna si sente soffocare dalle pressioni e dalle attenzioni del pubblico.
Troppo stressata chiede al museo di rimuovere l’installazione e il monitor viene rimosso. Restano solo 5 buchi sul muro. Per chi ha visto l’installazione i 5 buchi sono il ricordo di un evento che si è svolto nel passato. Per chi, invece, non ha visto il video i buchi esistono nel presente come traccia di qualcosa che si immagina possa accadere nel futuro.

Totem di Arnaldo Pomodoro
Prima di uscire dai giardini del Cavaticcio incontrerete i Totem di Arnaldo Pomodoro (fratello maggiore di Giò Pomodoro, per i gossippari), raro esempio di scultura moderna all’aperto a Bologna.
Nel 1977 furono installati in piazza Verdi, di fronte al Teatro Comunale, ma dopo poco tempo dalla loro installazione vennero ricoperti di scritte e manifesti. Vennero restaurati negli anni Novanta da Giovanni Morigi e poi chiusi in un magazzino.
In accordo con l’artista trovarono sistemazione nel Giardino del Cavaticcio, dopo l’apertura del nuovo Mambo, anche se c’è una proposta di ricollocarli in piazza Verdi. Mah…
Libri sul Cavaticcio e sui canali di Bologna
- Canali nascosti a Bologna nel Novecento, a cura di Maria Cecilia Ugolini e Stefano Pezzoli
- Bologna labirinti d’acque. Guida, itinerari e percorsi, a cura di Angelo Zanotti, Francisco Giordano e Massimo Brunelli
- Il torrente sconosciuto. Il percorso completo dell’Aposa e delle sue pertinenze dalle sorgenti sino al ventre della città e oltre, di Anna Brini, Massimo Brunelli e Angelo Zanotti
Guide turistiche Bologna
- Bologna sacra. Tutte le chiese in due millenni di storia, di Marcello Fini
- Bologna, TCI
- Bologna, I Meridiani
- Bologna in tasca. Guida agile della città, Minerva Edizioni
- Bologna città universitaria, National Geographic, Traveller
- Bologna di Adriana Malandrino, Lonely Planet, Pocket
- Bologna, una guida
- Bologna. Una Provincia cento musei, Pendragon
- Bologna… a piedi. Con audioguida scaricabile online, Taita Press
- Storie segrete della storia di Bologna. Curiosità, misteri e aneddoti della città delle torri di Luca Baccolini, Newton Compton editore
- Bologna insolita e segreta di Davide Daghia, Edizioni Jonglez
- 101 cose da fare a Bologna almeno una volta nella vita di Margherita Bianchini, Newton Compton editore
- 111 luoghi di Bologna che devi proprio scoprire di Devis Bellucci, Emons
- La storia di Bologna. Dalla preistoria ai giorni nostri di Eleonora Fatigati, Typimedia editore
- Guida di Bologna per piccoli turisti