Visitare la chiesa di San Colombano a Bologna

La chiesa di San Colombano (o monastero di San Colombano) è un antichissimo complesso monastico che sorge in pieno centro a Bologna, in via Parigi. Dedicato al santo missionario irlandese Colombano (540-615), venne fondato nel VII secolo.

Perché visitarlo? Perché l’oratorio della chiesa, oggi sconsacrata, conserva uno dei più importanti cicli di affreschi dell’Accademia degli Incamminati (o Accademia dei Carracci), con opere di Francesco Albani, Domenichino, Francesco Brizio, Baldassarre Aloisi detto “Il Galanino”, Lorenzo Garbieri, Lucio Massari e Guido Reni.

La chiesa ospita la Collezione Tagliavini, una preziosa raccolta di strumenti musicali antichi donata dal Maestro Luigi Ferdinando Tagliavini, e la biblioteca specializzata del musicologo bolognese Oscar Mischiati

La storia della chiesa di San Colombano

Il complesso di San Colombano è costituito da una serie di edifici aggregati nel tempo, a partire dal VII secolo.

San Colombano fu un monaco missionario ed evangelizzatore. Dopo aver convertito al cristianesimo l’Irlanda di cui è patrono, viaggiò in Neustria e Austrasia (grossomodo il regno dei Franchi) e infine nell’Italia Longobarda. A Bobbio (PC) nel 614 fondò l’abbazia, dove morì il 23 novembre del 615. Fece in tempo a fondare una regola, che confluì in seguito in quella benedettina.

Le origini del nucleo più antico del monastero di San Colombano a Bologna si devono ai monaci colombaniani, che giunsero in città dall’abbazia di Bobbio.

Altri affermano che la chiesa fu fatta costruire dal vescovo di Bologna Pietro I nel 616 su una struttura precedente di epoca imperiale o tardo antica. In questo caso, il monastero bolognese sarebbe stato il primo a portare il nome di Colombano.

Notizie certe sul monastero risalgono al 1008, quando vi giunsero i monaci benedettini dell’abbazia di San Gallo. In seguito il monastero passò ai cluniacensi e poi alle monache di San Clemente. Poi subentrarono le Carmelitane e le Clarisse.

Tra il 1332 e il 1334 la vita delle monache subì uno scossone: il convento di San Colombano venne soppresso per impulso ed autorità del Cardinal Legato Bertrando del Poggetto e le monache spogliate dei beni ed espulse per la volontà di fondare una Collegiata di canonici con un decano. Dopo la morte del Cardinal Legato vinsero il ricorso al Consiglio della città. I canonici vi rientrarono solo nel 1337 per opera del Cardinal Legato Egidio D’Albornoz.

Dopo vari passaggi di proprietà, nel 1679, il complesso venne venduto alla Repubblica di Lucca che vi allestì un pensionato per i giovani studenti lucchesi all’Università di Bologna.

Nel 1704 la chiesa passò la chiesa alla Confraternita dell’Angelo Custode, che la tenne fino al 1798, anno della soppressione dell’ordine per editto napoleonico.

La parrocchia fu soppressa nel 1805 e nel 1808 fu decretata la chiusura della chiesa.

Nel 2005 il complesso di San Colombano venne acquistato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna, che ne ha curato i restauri fino all’inaugurazione nel 2010. Oggi fa parte del percorso culturale, artistico e museale Genus Bononiae. Musei nella Città.

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Descrizione della chiesa di San Colombano

La chiesa come la vediamo oggi ha caratteristiche fine settecentesche, ma conserva ancora pitture murarie di epoche precedenti.

Nel corso dei lavori di restauro è tornata alla luce l’antica cripta d’origine tardo-romana, da dove può iniziare la visita. Camminando su una passerella in legno si possono osservare i resti della strada romana, di un marciapiede e di parte di una pavimentazione.

Nella cripta è stata anche rinvenuta una sepoltura del XIII secolo, sormontata da una lastra tombale.

La cripta

Ma il pezzo iconico qui conservato è un importante dipinto murale duecentesco attribuito a Giunta Pisano, vissuto fino al 1260 circa, raffigurante “Cristo in croce fra la Vergine e San Giovanni Evangelista”.

Giunta Pisano è considerato il maggiore innovatore della pittura italiana per il tentativo di umanizzare il sacro e di suscitare compassione nei fedeli. A lui si deve l’innovazione iconografica del Christus patiens cioè di Gesù sofferente sulla croce, con il corpo si inarca e che sprofonda sotto il proprio peso, la testa ripiegata, gli occhi chiusi. Prima di lui il tema iconografico della crocifissione mostrava invece il Christus triumphans, cioè Gesù vivo, con gli occhi aperti e un’espressione di “trionfo” sulla morte.

Cristo in croce tra la Vergine e San Giovanni attribuito a Giunta Pisano

Dopo aver visitato la cripta, risaliamo al piano terra. All’interno della chiesa, vediamo due antichi tabelloni votivi. Il primo si trova nella navata di sinistra e rappresenta La Vergine col Bambino tra i Santi Domenico e Francesco. E’ opera di un anonimo bolognese attivo in Emilia nel terzo quarto del XV secolo, identificato come il Maestro della Pala dei Muratori, per aver lavorato alla cappella della residenza dell’Arte dei Muratori di Bologna.

La pala per la cappella della residenza dell’Arte dei Muratori di Bologna fu forse ultimata nel 1476 e vedeva la Madonna col Bambino in trono. Affianco a lei i due santi Claudio e Castorio, muratori e scalpellatori che giunti a Roma dalla Pannonia vi trovarono il martirio e furono detti incoronati, che tengono gli attrezzi del mestiere stretti in mano.

In questo tabellone votivo, invece, la Madonna e il Bambino sono in trono affiancati da due santi legati alla città di Bologna: Domenico alla sinistra e Francesco alla destra.

San Domenico fu fondatore dell’ordine dei frati predicatori, morto nel 1221 in una cella del convento annesso alla basilica di San Domenico che sorge nella piazza omonima.

San Francesco il 15 agosto 1222, nella piazza del comune, tenne una predica che, secondo alcuni, determinò un decisivo interesse della città verso il francescanesimo.

La Vergine col Bambino tra San Domenico e San Francesco

Nella navata opposta si trova l’altro tabellone votivo. La figura centrale risale al 1410 circa. Tradizionalmente la Madonna è stata attribuita a Lippo di Dalmasio (pittore bolognese documentato tra il 1377 e il 1410), anche se attualmente gli storici dell’arte propendono per l’ipotesi di un maestro di poco posteriore. Ai lati della Madonna due santi realizzati alla fine del Settecento. Si tratta di San Nicola, vescovo di Bari con le tre palle d’oro, e di San Giovanni Battista giovinetto.

La Vergine col Bambino tra San Nicola e San Giovannino

Percorrendo la navata di destra si accede all’adiacente chiesetta della Madonna dell’Orazione dove continua la visita.

La chiesetta della Madonna dell’Orazione

Nel 1547 venne collocata sul muro esterno della chiesa di San Colombano un’immagine raffigurante una Madonna col Bambino (detta Madonna dell’Orazione) attribuita a Lippo di Dalmasio (1399).

Come avvenne per altre icone mariane a Bologna, l’immagine divenne presto meta di pellegrinaggi e preghiere da parte dei fedeli. Per proteggerla dalle ingiurie del tempo e dell’eccessivo entusiasmo dei fedeli, la Confraternita della Madonna dell’Orazione fece costruire una cappella, la cui decorazione fu affidata agli allievi dei Carracci.

Sulle pareti ci sono ancora ben conservati gli affreschi a tema neo-testamentario di Lionello Spada, Lorenzo Garbieri e Lucio Massari, allievi del Carracci. Parteciparono anche Antonio e Paolo Carracci, figlio di Agostino e fratello minore di Ludovico.

La volta, invece, fu realizzata alla fine del XVIII secolo da Innocenzo Flaminio Minozzi, un famoso quadraturista bolognese, specializzato in pittura murale a prospettive.

  • Madonna dell'Orazione di Lippo di Dalmasio (1399)
  • Madonna dell'orazione di Lippo di Dalmasio
  • Affreschi Madonna dell'Orazione
  • Gesù bambino e San Giovannino
  • Affreschi Chiesetta dell'Orazione
  • Riposo nella fuga in Egitto di Lionello Spada

Dopo aver visitato la chiesetta della Madonna dell’Orazione si sale al piano superiore, nell’oratorio si San Colombano, vero e proprio gioiello dell’arte bolognese Seicentesca.

L’oratorio di San Colombano a Bologna

Nell’oratorio va in scena quella che lo storico dell’arte Carlo Cesare Malvasia (1616-1693) definì, nella suo volume Felsina Pittrice, “la gloriosa gara” tra gli allievi dei Carracci, titolo ripreso da un altro storico dell’arte, Francesco Arcangeli (1915-1974) in due saggi del 1958.

Verso il 1582 Agostino, Annibale e Ludovico Carracci fondarono a Bologna l’Accademia dei Desiderosi, ovvero una scuola in cui gli aspiranti artisti potevano studiare ed esercitarsi nella riproduzione dal vero. L’Accademia venne in seguito detta degli Incamminati e fu portata avanti dal solo Ludovico. Nell’Accademia gli artisti potevano studiare e imparare a disegnare dal vivo i modelli nudi.

Nell’ampia aula congregazionale c’è un cartiglio che reca la data del Giubileo del 1600. Probabilmente il Giubileo diede l’impulso alla realizzazione del ciclo di affreschi, che risalgono tra il 1602 e il 1605, perché è certo che furono finiti prima della morte di papa Clemente VIII.

Ludovico Carracci affidò la direzione dei lavori a Francesco Albani, il suo allievo prediletto, e suggerì ai committenti i nomi degli artisti, tutti appartenenti alla sua scuola: Guido Reni, Domenichino, Francesco Brizio, Lucio Massari e Baldassarre Aloisi detto “il Galanino”.

Il ciclo di affreschi, ispirato alle Storie della Passione e al Trionfo di Cristo, inizia dalla rappresentazione dell’episodio di Gesù nell’orto dei Getsemani e finisce con la pala d’altare di Francesco Albani che raffigura Cristo Risorto.

Le scene sono racchiuse in una successione di finte aperture, architravate da un lato e centinate dall’altro, che vanno a sostituirsi illusionisticamente alla parete muraria.

  • Il tradimento di Pietro
  • Il tradimento di Pietro e La flagellazione
  • La salita al Golgota
  • La crocifissione
  • La deposizione
  • Cristo Risorto di Francesco Albani

Come visitare la chiesa di San Colombano a Bologna

  • Complesso di San Colombano, via Parigi 5, Bologna
  • Dal martedì alla domenica: 11.00-13.00 e 15.00-19.00
  • Tel +39 051 19936366
  • E-mail sancolombano@genusbononiae.it
  • Come raggiungerlo: Fermata Indipendenza 11 A-B-C, 27 A-B-C, 28. Fermata Ugo Bassi 13, 14 A-B-C, 17, 19, 20 A-B, 25, 28, 30. NAVETTA B (da Parcheggio Tanari). BLQ (da Aeroporto G. Marconi).
  • Ingresso a pagamento

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