Il teatro storico di Villa Aldrovandi Mazzacorati è l’unico teatro privato suburbano (cioè fuori dalle porte della città di Bologna, sulla strada per Firenze) giunto ai giorni nostri. Realizzato per volontà di Gianfrancesco Aldrovandi fu inaugurato il 24 settembre 1763 e per anni fu l’espressione della vivacità culturale del Secolo dei Lumi in città.
Vale la pena visitarlo? Certamente sì, per vari motivi:
- è il più bello e meglio conservato esempio di teatro privato in villa settecentesca dell’Emilia-Romagna
- è il migliore in assoluto per l’acustica
- nonostante le dimensioni ridotte (può ospitare al massimo 96 spettatori), è completo di tutto: doppio accesso dall’esterno ed una uscita che lo collega con i saloni interni, palcoscenico sopraelevato, retropalco, attrezzeria e foyer
- è uno dei teatri più belli al mondo, a detta di tutti gli esperti del settore (architetti, scenografi, artisti) che lo frequentano e ne sanno apprezzare la bellezza
- è uno dei teatri sopravvissuti ai cambiamenti, alle trasformazioni, alle distruzioni belliche. Anche l’oblio in cui era caduto nel dopoguerra ha contribuito a preservare la sua bellezza.
Insomma, il teatro di villa Aldrovandi-Mazzacorati è davvero un gioiello dell’architettura del Settecento e ha una bellissima storia da raccontare.
La storia del Teatro di Villa Aldrovandi Mazzacorati
Nel Cinquecento, la zona dove sorge villa Aldrovandi Mazzacorati era tutta campagna. Nelle vicinanze sorgeva il monastero di Santa Maria di Camaldoli. In via Croce di Camaldoli oggi c’è un cippo sormontato da una croce a ricordarlo.
La storia della villa comincia agli inizi del Seicento, quando la famiglia Marescotti acquistò il terreno di Camaldoli per costruire un edificio padronale, dotato di giardino e strutture di servizio ma non di particolare lusso e quindi molto diverso da quello che vediamo oggi.
Nel 1690 la dimora passò in eredità alla famiglia Aldrovandi, che apparteneva alla più antica nobiltà senatoria bolognese, e contava tra i suoi membri Ulisse Aldrovandi (1522-1605), famoso naturalista del Cinquecento, e il cardinale Pompeo Aldrovandi (1668-1752).
La struttura rimase ad un solo piano con loggia passante fino al 1761, quando il conte Gianfrancesco Aldrovandi ereditò la villa alla morte del padre.
La sua era una famiglia particolare e lui stesso era un tipo originale! La madre era una nobildonna “chiacchierata”, sia per le parolacce (probabilmente era affetta dalla Sindrome di Tourette) che per l’atteggiamento libertino (le furono attribuite svariate relazioni sessuali con servitori). Così, Gianfrancesco per alcuni anni lasciò Bologna per vivere a Modena, lontano dalle chiacchiere delle malelingue. Tornò a Bologna fidanzato alla nobildonna modenese Lucrezia Fontanelli (figlia del traduttore italiano di Voltarire, e dopo vi dico cosa c’entra).
In vista delle nozze iniziò i lavori di ristrutturazione e ampliamento della villa che sono all’origine del suo aspetto attuale.
I lavori furono affidati all’architetto bolognese Francesco Tadolini che propose un progetto di ristrutturazione e ampliamento in stile neo-palladiano: una facciata imponente simile a un tempio ionico, un peristilio, due ali simmetriche ai lati (le barchesse), alcune strutture di servizio di cui oggi rimane solo la cedraia.

L’impostazione prospettica e scenografica della villa era completata dalla sistemazione del giardino circostante con la creazione di un giardino all’italiana davanti e un giardino all’inglese sul retro.
Il giardino all’inglese aveva un’apparenza romantica, con alberi ad alto fusto, arbusti e cespugli che si alternavano a vialetti, tempietti, grotte e rovine! Il giardino all’italiana, invece, è ancora oggi caratterizzato da una suddivisione geometrica degli spazi mediante siepi, potature geometriche di cespugli sempreverdi (topiarie), accostate a elementi architettonici come le fontane coi giochi d’acqua.

Nella prima metà dell’Ottocento la villa passò a Giuseppe Mazzacorati, che sembra l’avesse vinta giocando a carte! Alla fine dell’Ottocento era della famiglia Sarti, che nel 1928 la cedette ai Fasci di Combattimento per adibirla a residenza estiva per bambini gracili. Divenne poi ospedale per tisici. Negli anni ’70 del Novecento fu sede dell’anagrafe. Oggi ospita al suo interno il Museo Storico del Soldatino e un poliambulatorio del servizio sanitario nazionale.

Descrizione del Teatro storico di villa Mazzacorati
Il teatro fu voluto da Gianfrancesco Aldrovandi e la sua costruzione risale ai lavori di ristrutturazione e ampliamento della villa nella seconda metà del Settecento. Venne inaugurato il giorno del suo matrimonio, il 24 settembre 1763, con la tragedia di Voltaire “Alzira”. A recitare furono gli sposi e al pubblico venne chiesto di pagare il biglietto! Anche le altre rappresentazioni di cui è giunta notizia furono altrettanto “intellettuali”.
La sala è rettangolare con due ordini di balconate a forma di U. L’ambiente è piuttosto piccolo e poteva contenere circa 96 spettatori.

Ventiquattro sculture di telamoni, cariatidi e sirene (alternati maschio e femmina) coprono col loro corpo le travi portanti che sorreggono le balconate. Hanno tutte la parte inferiore a forma di pesce, ma forme diverse nella parte superiore.

Le quattro cariatidi hanno un cesto posato sulla testa, che durante le rappresentazioni o in occasione di particolari festeggiamenti veniva riempito di frutta colorata.

Le mani delle sirene e dei telamoni invece reggevano ghirlande di fiori e festoni.

Le pareti delle due balconate sono decorate da affreschi in stile neoclassico: dei putti campeggiano dentro i medaglioni con nodi d’amore. La balconata superiore presenta una porta che collegava il teatro con le stanze private della famiglia.

Le pareti laterali della platea sono affrescate a “trompe l’oeil” con putti e ghirlande per dare l’impressione agli spettatori di essere in un giardino fiorito, mentre le due pareti laterali, di fondo, rappresentano scene di caccia che erano tanto in voga nel Settecento.

Il palco e le quinte di tele dipinte sono originali mentre il soffitto fu ricostruito a causa dei danni subiti dai bombardamenti nella Seconda Guerra Mondiale.

Il teatro fu attivo fino al 1845, ben conservato dalla famiglia Mazzacorati, che appose il proprio stemma sull’arcoscenico.
Teatro Mazzacorati: come organizzare una visita guidata
Dal mese di aprile 2022 il teatro settecentesco di Villa Aldrovandi Mazzacorati, di proprietà della Regione Emilia Romagna e in carico al Comune di Bologna, è gestito dall’associazione Succede solo a Bologna.
Le attività in programma sono in collaborazione con Fraternal Compagnia, Fantateatro e TeatrOPERAndo e comprendono sia visite guidate che appuntamenti dedicati a musica e teatro.
Le visite guidate sono condotte da guide turistiche abilitate certificate. I tour sono disponibili sia in italiano che in inglese con un ampio ventaglio di date e fasce orarie tra cui scegliere.
Le visite sono gratuite, con la possibilità di lasciare una donazione libera per contribuire al restauro delle sedie originali in paglia di Vienna e al mantenimento del teatro. Anche la gestione del teatro è stata infatti inserita nel progetto di crowdfunding “Monuments Care”, lanciato da Succede solo a Bologna per mantenere i monumenti cittadini e renderli accessibili al pubblico.
- +39 051226934
- prenotazioni@succedesoloabologna.it
- https://www.succedesoloabologna.it/teatro-mazzacorati/
Teatro Mazzacorati: come arrivare
Il teatro di villa Aldrovandi Mazzacorati si trova a Bologna in Via Toscana, 17-19.
- Coordinate satellitari: 44.470669, 11.370846
- In auto: nei dintorni della villa ci sono molti parcheggi con linee bianche riservati ai residenti. Fate molta attenzione a non parcheggiare lì, che prendete la multa! Cercate parcheggio lungo la via Toscana utilizzando le strisce blu. Nei festivi non si paga.
- In autobus: prendete la linea 29 e scendete alla fermata Bagni di Mario. Poi salite la scala dietro alla fermata e percorrete via Bagni di Mario fino alla prima curva. Sulla vostra destra vedrete un cancelletto senza numero con la targa “Bagni di Mario”. Entrate e percorrete la scala fino all’ingresso della struttura.
Guide turistiche Bologna
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- Bologna, TCI
- Bologna, I Meridiani
- Bologna in tasca. Guida agile della città, Minerva Edizioni
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- Bologna di Adriana Malandrino, Lonely Planet, Pocket
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- Bologna. Una Provincia cento musei, Pendragon
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