La trippa alla Fiorentina del Beccaio di San Lorenzo

Mio nonno, Tiziano Fughelli, classe 1926, fornaio in Bologna, apparteneva alla generazione che non sapeva cosa fossero le “ferie” né cosa significasse la parola “vacanze”. Ad eccezione di Natale e Pasqua, il Panificio Fughelli era sempre aperto e anche durante le feste comandate nonno scendeva comunque in forno a pulire locali e attrezzature oppure a fare i conti. Questo finché non si ammalò e fu costretto dal dottore ad andare periodicamente a Montecatini “a passare le acque’.

Alla me settenne di allora, Montecatini sembrava una meta esotica e decisamente à la page, un parco lussureggiante, dove le fontane zampillavano acqua miracolosa e di giorno ci si intratteneva con persone distinte ed eleganti, con cui la sera si condividevano corse di cavalli, cene al ristorante, cocktail e danze. Vuoi per il bovarismo di cui ero evidentemente affetta, vuoi per la gelosia, vivevo il momento della partenza di nonno per le terme come un’autentica TRA-GE-DIA. L’espressione “passare le acque” mi dava il tormento. Me lo immaginavo a bordo della sua Panda bianca 4×4 travolto da un fiume in piena non appena varcato il cartello Montecatini. LUI che non sapeva nuotare! La prospettiva concreta di passare dieci pomeriggi in casa a fare i compiti e guardare la TV anziché in forno mi mandava poi fuori dai gangheri del tutto. Per farmi smettere di strillare, nonno immancabilmente mi prometteva che l’anno seguente mi avrebbe portata con sé. ma come avete già capito quell’anno non arrivò mai.

Lo scorso weekend, a distanza di 40 anni da allora, sono finalmente stata a Montecatini e mi sono trovata catapultata in una specie di Castel San Pietro Terme di oltre Appennino, con tanto di parco termale a ridosso del centro, una zona pedonale stipata di turisti dell’Est o anglofoni, cartelli con scritto SALDI – SALE – PRODAZHA appesi alle vetrine dei negozi, una sequela di hotel Plaza, Buenos Aires e Florida. Almeno sull’esotico, quindi, non mi sbagliavo.

All’osteria Di Poneta ho mangiato una trippa alla fiorentina super. Non chiedetemi chi fosse il Beccaio di San Lorenzo, ma la ricetta che ho carpito è questa:

  • 800 gr di trippa già bollita (quella che trovate in commercio è già bollita)
  • 1 carota
  • 1 costa di sedano
  • 1 cipolla piccola
  • 1 spicchio di aglio
  • 100 ml di olio EVO
  • 1 scatola di pomodori pelati
  • sale, pepe
  • 80 gr parmigiano

Lavate bene la trippa sotto l’acqua corrente, nel frattempo tritate sedano, carota, aglio e cipolla. In un tegame mettere l’olio e il battuto per il soffritto e far rosolare a fuoco basso per 10 minuti. Quando il soffritto sarà ben appassito aggiungete la trippa tagliata a striscioline. Fatela cuocere nel soffritto per minimo un quarto d’ora. Deve essere colorita. Aggiungete i pelati e lasciate cuocere per altri 30 minuti. Regolare di sale e pepe. Prima di servirla, calda, unite il parmigiano e impiattate con due crostini di tane toscano.