Visitare il Museo Marconi a Pontecchio Marconi

Il 25 aprile 2024 cadono i 150 anni dalla nascita di Guglielmo Marconi, l’inventore del sistema di telecomunicazione a distanza via onde radio. Un’invenzione rivoluzionaria che gli valse il premio Nobel per la fisica nel 1909 «in riconoscimento del suo contributo allo sviluppo della telegrafia senza fili».

A Marconi noi tutti dobbiamo molto. Anzi, MOLTISSIMO! L’evoluzione della telegrafia senza fili o radiotelegrafo portò allo sviluppo della radio e della televisione e, in generale, di tutti i moderni sistemi e metodi di radiocomunicazione che utilizzano le comunicazioni senza fili.

Nei dintorni di Bologna, sorge Villa Griffone, residenza della famiglia Marconi a partire da metà Ottocento. Qui il giovane Guglielmo allestì il suo laboratorio domestico e realizzò i primi esperimenti di radiotelegrafia. Nell’anno successivo alla sua morte, avvenuta nel 1937, la villa divenne sede della Fondazione Marconi, che ospita la Biblioteca, l’Archivio e il fondo Catania-Meucci.

Oggi è sede del Museo Marconi, all’interno del quale abbiamo la possibilità di scoprire la formazione e l’attività dell’inventore bolognese e di ripercorrere le origini e gli sviluppi delle telecomunicazioni.

Villa Griffone è un luogo unico, e da anni è meta di una specie di “pellegrinaggio scientifico” che coniuga cultura, storia del territorio e promozione turistica attraverso la biografia di un uomo che ha cambiato la storia della civiltà. Non a caso, sarà il set di una miniserie dedicata a Guglielmo Marconi, con la regia di Lucio Pellegrini e la partecipazione di Stefano Accorsi nei panni dello scienziato!

Io sono già stata a fare una visita guidata delle sale e delle esposizioni del museo e mi sento davvero di consigliarvi questa esperienza, perché la Direttrice e i suoi collaboratori sono davvero competenti e raccontano la vita e le scoperte di Marconi con grande entusiasmo.

Ma prima di addentrarci tra le sale del museo, vi racconto non tutta la vita dello scienziato (potete trovarla online) ma quei due o tre aneddoti che vi permettono di inquadrare il personaggio!

Fotografia di Guglielmo Marconi conservata presso la Divisione Stampe e Fotografie (Prints and Photographs Division) della Biblioteca del Congresso

Chi era Guglielmo Marconi

Guglielmo, secondogenito di Giuseppe e della moglie Annie Jameson, nasce il 25 aprile 1874 in via dell’asse 1170 (oggi via IV novembre), nel centro storico di Bologna.

Suo padre Giuseppe è un proprietario terriero che vive nelle campagne di Pontecchio ed è al secondo matrimonio. Vedovo con un figlio, aveva conosciuto una giovane irlandese, nipote del fondatore della storica distilleria Jameson & Sons. Un anno dopo il matrimonio era nato Alfonso e, nove anni più tardi, il nostro Guglielmo.

Guglielmo trascorre buona parte della giovinezza a villa Griffone, dove allestisce il suo primo laboratorio nella bigattaia e effettua gli esperimenti decisivi per il sistema di radiotelegrafia, aiutato dal maggiordomo Mignani.

Inizia da un campanello elettrico che emette uno squillo in caso di fulmine. In seguito, premendo un tasto telegrafico posto su un bancone, riesce a fare suonare un campanello posto dall’altro lato della stanza.

Si dice che la madre si convinse che il campanello suonasse senza collegamento con fili e diede al figlio i soldi necessari per l’acquisto di nuovi materiali.

Nel 1895, dopo vari esperimenti a distanza crescente, Guglielmo inventa un apparecchio in grado di comunicare e ricevere segnali alla distanza di più di un miglio, superando gli ostacoli naturali, cosa che lo rende innovativo e unico.

La caratteristica fondamentale della propagazione radio, che ha consentito lo sviluppo dei telefonini e della radiodiffusione, sta infatti nella possibilità di riuscire a effettuare collegamenti in assenza di linea di vista (la cosiddetta line of sight).

L’episodio è famosissimo: dall’apparecchio trasmettitore posto nella bigattaia Guglielmo lancia il segnale in direzione della collina dei Celestini che sorge dietro villa Griffone. Il maggiordomo Mignani sente l’apparecchio ricevente vibrare e “cantare come un grillo” per tre volte e spara in aria un colpo di fucile per confermare la riuscita dell’esperimento.

E’ nata la radio!

Nel 1896 Marconi parla con l’amico di famiglia Carlo Gardini, console degli Stati Uniti a Bologna, dell’idea di lasciare l’Italia per andare nel Regno Unito. Gardini scrive una lettera all’ambasciatore d’Italia a Londra, suo conoscente, Annibale Ferrero, per presentare il giovane e le sue straordinarie scoperte.

Come risposta l’ambasciatore consiglia di non rivelare a nessuno i risultati ottenuti, se non dopo la presentazione del brevetto. Inoltre lo incoraggia a recarsi nel Regno Unito, dove ritiene che gli sarà più facile trovare i capitali necessari per l’impiego pratico della sua invenzione.

Il 12 febbraio 1896 Marconi parte con la madre per il Regno Unito. A Londra, il 5 marzo dello stesso anno, presenta la prima richiesta provvisoria di brevetto, con il numero 5028 e con il titolo “Miglioramenti nella telegrafia e relativi apparati”. Il 19 marzo Marconi riceve dall’Ufficio Brevetti conferma dell’accettazione della prima domanda. Il 2 giugno dello stesso anno deposita all’Ufficio Brevetti di Londra una domanda definitiva per un sistema di telegrafia senza fili, n. 12039, dal titolo “Perfezionamenti nella trasmissione degli impulsi e dei segnali elettrici e negli apparecchi relativi”. Nel farlo Marconi rinuncia a tre mesi di priorità sull’invenzione. Il 2 luglio 1897 ottiene dall’Ufficio Brevetti di Londra il brevetto richiesto.

A 23 anni fonda a Londra la Wireless Telegraph Trading Signal Company (successivamente rinominata Marconi Wireless Telegraph Company). Diviene ben presto un imprenditore di successo. Nel 1907 la Marconi Company inaugura il primo servizio pubblico regolare di radiotelegrafia attraverso l’oceano Atlantico, dando la possibilità alle navi transatlantiche di lanciare l’SOS senza fili.

L’utilità del radio soccorso in mare si dimostra il 23 gennaio del 1909, con il primo eclatante soccorso navale che porta al salvataggio degli oltre 1700 passeggeri del transatlantico statunitense “Republic“, che stava per affondare dopo essere stato speronato dal piroscafo italiano “Florida”.

L’operatore radiotelegrafico Binns, che lavorava per la compagnia Marconi, continua a lanciare per quattordici ore ripetute l’SOS, finché uno di essi viene ricevuto dall’operatore del piroscafo “Baltic”, il cui comandante ordina di cambiare rotta e dà il via all’operazione di salvataggio.

All’indomani nel porto di New York, salvi tutti i passeggeri, Binns viene festeggiato come un eroe e la gratitudine coinvolge la figura del marconista, accelerando la popolarità di Marconi, al quale nello stesso anno viene assegnato il Nobel per la fisica.

La vicenda di Marconi si interseca anche con quella del Titanic. Quando, nel 1912, il Titanic affonda dopo avere lanciato il segnale SOS via radio, Marconi si trova negli Stati Uniti e accorre al porto di New York per ricevere i 705 superstiti.

Egli avrebbe dovuto essere a bordo, poiché invitato al viaggio inaugurale con tutta la famiglia, ma, per motivi diversi, né lui né la moglie Beatrice salirono su quella nave. Intervistato dalla stampa a New York, disse: «Vale la pena di avere vissuto per avere dato a questa gente la possibilità di essere salvata». Prima di tornare in Italia viene organizzata una cerimonia ufficiale in cui i superstiti sfilano nelle strade di New York incolonnati, recando in omaggio a Guglielmo Marconi una targa d’oro, in segno di riconoscenza.

Fotografia della famiglia Marconi nel parco della loro villa (circa 1895) estratta dal libro Marconi, the man and his wireless di Orrin Elmer Dunlap

La visita al Museo Marconi

La visita al museo Marconi inizia nel parco di villa Griffone, dove ci accolgono una statua in bronzo dello scienziato-imprenditore alta 8 metri, un busto in marmo e il relitto del panfilo Elettra, acquistato da Marconi dopo la guerra e adattato a laboratorio galleggiante per i suoi esperimenti sulla fonia, cioè sulla trasmissione della voce e del suono.

Prima di entrare nella villa, dove ci aspetta la direttrice del museo, guardiamo la facciata in direzione del tetto. Una lapide ci indica la finestra della bigattaia da dove partì il primo segnale radio senza fili.

A proposito, sapete cos’era la bigattaia? Era il locale attrezzato per l’allevamento dei bachi da seta, a Bologna comunemente detti bigatti.

Il percorso tra le sale e gli oggetti esposti inizia proprio nel sottotetto, in bigattaia, dove è possibile vedere la riproduzione del laboratorio domestico di Guglielmo. Entrare nella stanza dei bachi è un vero e proprio viaggio all’indietro nel tempo. La ricostruzione è così suggestiva che ci si aspetta di veder apparire il giovane Guglielmo per fare qualche misterioso esperimento!

Nei locali attigui è allestita una sezione interattiva della mostra, interessante per gli adulti e coinvolgente per i bambini. Nelle varie stazioni sono presentati oggetti, fotografie, modellini e riproduzioni con didascalie esplicative molto chiare e semplici e QRCode che rimandano ad approfondimenti che per chi vuole saperne di più.

Ma c’è di più. Ogni oggetto può essere utilizzato, o meglio: sperimentato, per capirne il funzionamento!

Interessantissima la riproduzione della stazione navale, o wireless room, in cui lavorò il “marconista” sul Titanic. Forse non tutti sanno che la parola “marconista” indica il componente dell’equipaggio di una nave, addetto alle radiocomunicazioni di bordo e a ciò abilitato ufficialmente e deriva proprio dal cognome dell’inventore-imprenditore. I marconisti infatti erano dipendenti della società di Marconi che prestavano servizio nelle varie stazioni di radiocomunicazioni.

La visita prosegue al piano terra nelle sale che ospitano una serie di apparecchi scientifici dell’800 che rappresentano le pietre miliari della storia dell’elettricità. Durante il percorso un fisico ci ha spiegato lo sviluppo della radiocomunicazione nel XX secolo, in particolare il passaggio dalla radiotelegrafia alla radiofonia e alla radiodiffusione.

La visita termina al primo piano dove è allestita una sala multimediale. Vedrete alcuni filmati originali su Marconi, la sua vita e l’impatto che le sue invenzioni ebbero nella vita quotidiana e nei decenni successivi, fino ovviamente al cellulare.

Sopra le vostre teste, appesi al soffitto due aquiloni che ricordano la mitica trasmissione transoceanica “wireless” del 12 dicembre 1901. Marconi era sbarcato quasi in incognito sull’isola di Terranova (Canada) dove si trovava solo  un cronista dello Herald  per seguire l’esperimento. 

Marconi aveva stabilito la stazione emittente a Poldhu, in Cornovaglia: qui aveva costruito un’antenna formata da due piloni saldati al terreno da tiranti, che sorreggevano un robusto cavo isolato dal quale pendevano ben tesi  sessanta fili riuniti in basso in modo da disegnare una sorta di gigantesco ventaglio.  

A Terranova, la mattina del 12 dicembre 1901 lanciò in cielo un grosso aquilone collegato attraverso 180 metri di filo di a una stazione ricevente. 

Marconi aveva ordinato alla stazione di Poldhu di trasmettere, a  intervalli regolari, dalle 11:40 alle 14:40 (ora di Terranova) la lettera S in segnale Morse; ed ecco che:

«Alle 12.30, mentre ero in ascolto al telefono del ricevitore, ecco giungere al mio orecchio, debolmente ma con tale chiarezza da non lasciare adito a dubbi, una successione ritmica dei tre punti corrispondenti alla lettera ‘S’ dell’alfabeto Morse. I segnali, cioè, che secondo gli ordini da me impartiti venivano lanciati nello spazio dalla stazione di Poldhu sull’altra sponda dell’Oceano. Era nata in quel momento la radiotelegrafia a grande distanza. La distanza di oltre 3.000 Km, , che sembrava allora enorme per la radio, era stata superata nonostante il presunto ostacolo della curvatura terrestre che tutti ritenevano insormontabile

Come visitare il museo Marconi

Villa Griffone che ospita il Museo Marconi si trova in Via Celestini 1 a Pontecchio Marconi, località dell’Appennino bolognese che dista meno di 20 km dal capoluogo. Per raggiungerla, potete prendere la SS N. 64 Porrettana. Il casello autostradale più vicino è Sasso Marconi nord (A1).

Si può inoltre utilizzare l’autobus (linea azzurra 92), con partenza dall’Autostazione di Bologna ogni mezz’ora.

La visita è prenotabile sul sito del museo. Andateci!

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