Visitare il Museo Marsili a Bologna

Il Museo Marsili di Bologna è un piccolo tesoro nascosto all’interno della BUB – Biblioteca Universitaria di Bologna, di cui vi ho parlato un po’ di tempo fa. E’ un luogo sconosciuto anche ai bolognesi, che merita una visita per vari motivi, primo tra tutti riscoprire la figura del conte Luigi Ferdinando Marsili (Bologna 1658 – 1730), scienziato, diplomatico, generale dell’Impero asburgico, fondatore dell’Istituto delle Scienze di Bologna.

La figura di Marsili, credetemi, è assolutamente affascinante. Militare, esploratore, inventore, scienziato, non ci fu giorno della sua vita in cui non fu spinto dalla curiosità e dall’amore per il sapere. Sempre indagò con passione tutto ciò che non conosceva, inventando metodi, sperimentando, tessendo fili tra varie discipline.

Grande studioso delle scienze e delle arti non ebbe mai la presunzione di intendersi di ogni cosa. Al contrario, mise a disposizione dei contemporanei e dei posteri tutto ciò che aveva scoperto e tutto ciò che aveva collezionato nel corso della vita.

Durante la visita guidata vedrete, infine, la sua preziosa collezione di manoscritti. Nelle vetrine, che sono ancora quelle in legno di ciliegio originarie del 1930, sono esposti codici sulla vita e l’attività di questa singolare figura di militare-scienziato.

Chi è Luigi Ferdinando Marsili

Grande protagonista della storia europea del Sei-settecento, Marsili fu uomo illuminato e generoso. Il suo motto – Nihil mihi (Niente a me) – presente nel cartiglio sulla porta del museo, ben rappresenta la sua filosofia: curare il sapere per metterlo a disposizione, condividerlo, farlo circolare permettendo agli studiosi di confrontarsi tra di loro sul mondo sconosciuto.

Luigi Ferdinando nasce a Bologna nel 1658 da Carlo Marsili e Margherita Hercolani, entrambi esponenti di importanti famiglie patrizie locali. Figlio secondogenito, non conduce studi regolari e non raggiunge titoli accademici ma viaggia tantissimo, prima di tutto in Italia, dove affina gli interessi naturalistici e scientifici in generale.

A nemmeno 20 anni parte per Costantinopoli al seguito dell’ambasciatore veneziano Pietro Civran, e qui si dedica ai propri interessi scientifici: lo studio dei mari e delle coste, spesso usando marchingegni di sua invenzione.

Morto il padre nel 1681, si arruola nell’esercito di Leopoldo I d’Austria, Imperatore del Sacro Romano Impero. La vita militare gli offre l’opportunità di viaggiare nei vari paesi dell’Europa dell’Est dove si sta combattendo la guerra contro gli ottomani e di proseguire i suoi studi naturalistici, geografici ed archeologici di valore scientifico e storiografico.

Nel 1683 viene ferito e fatto prigioniero dai tartari che lo vendono al pascià di Timisoara. Il pascià lo impiega come caffettiere, cioè inserviente addetto alla preparazione del caffè. Luigi Ferdinando ha così l’occasione di conoscere da vicino la lingua, la cultura e le abitudini degli ottomani.

Liberato, si trova a vivere i più importanti eventi militari del Seicento: l’assalto di Vienna, la presa di Buda, la pace di Carlowitz.

Durante la guerra di successione, ingiustamente accusato di essere responsabile della caduta della fortezza di Breisach sul Reno, viene degradato con disonore e gli sono confiscati dei beni (1704). Conclusa la carriera militare, si dedica a tempo pieno agli studi interessi naturalistici e scientifici che lo occupano fino alla fine dei suoi giorni.

Nel 1711 crea a Bologna l’Istituto delle Scienze per fornire una risposta alla crisi in cui versava, nei primi decenni del Settecento, l’antico Studio e avere un rapporto attivo con la città e il suo territorio, in particolare con il mondo delle arti meccaniche, in modo da favorire l’applicazione tecnologica della cultura scientifica. Questa fondazione sta all’origine della Biblioteca Universitaria di Bologna.

Muore nel 1730, dopo aver donato tutti i suoi manoscritti all’Istituto.

La testa resta esposta per tutto il XVIII secolo nella cripta dell’ex chiesa del monte calvario e viene trasferita nel 1810 nella Certosa di Bologna. Viene casualmente ritrovata nel 1932 e portata nella chiesa di San Domenico, dove l’attende il monumento barocco che Angelo Gabriello Piò gli aveva destinato nel 1733.

Il ritratto equestre opera di Antonio Zanchi e il cippo fiancheggiato dalle statue della Virtù e del Genio di Petronio Tadolini

La storia del museo Marsili

Nel 1930 l’Accademia delle Scienze volle celebrare il secondo centenario dalla morte del conte Marsili con una serie di iniziative. La più importante fu certamente l’allestimento di un museo in sua memoria all’interno della Biblioteca.

L’inaugurazione avvenne il 30 novembre 1930, con un notevole contributo del mondo accademico ungherese, per la lunga permanenza del Marsili in Ungheria e i molti studi da lui condotti su questa regione.

Al museo si accede attraverso una porta in cui campeggia il motto Nihil mihi nell’embIema. Alla generosità dello studioso e alla sua volontà di condividere i propri strumenti di sapere allude anche l’iscrizione Ad publicum totius orbis usum che corre lungo la cornice superiore della sala.

Nella sala fu collocato il monumento settecentesco con il grande ritratto equestre opera di Antonio Zanchi e il cippo fiancheggiato dalle statue della Virtù e del Genio di Petronio Tadolini.

La bacheca sottostante il ritratto racchiude una sciabola di ordinanza dell’esercito italiano, simbolico dono fatto al museo dal Presidio militare di Bologna, nel 1931, insieme alla targa che ricorda la degradazione subita da Marsili a Bregenz.

Nelle vetrine venne raccolto l’intero fondo Marsili insieme a cimeli oggi in parte spostati in altre sedi, e manoscritti di particolare interesse.

La visita al museo Marsili

Il museo contiene ancora le vetrine originali in legno di ciliegio. In esse, attualmente è custodita parte del fondo Marsili della biblioteca. E’ interessante notare che questo luogo non è solo un museo ma anche un deposito, cioè il luogo di conservazione dei manoscritti ce fanno parte dell’antica collezione.

Il percorso inizia dalla bacheca che si trova a sinistra della porta d’ingresso e si conclude con quelle poste al centro della sala. Per ragioni pratiche, è stata data alle bacheche una numerazione che non rispecchia l’antica, ancora leggibile nei numeri dorati che contrassegnano le vetrine.

Della vita di Marsili ci parla il materiale esposto nella vetrina 7, la prima da guardare. In essa il pezzo di maggior interesse è senz’altro l’Autobiografia del conte Luigi Ferdinando Marsili dalla nascita all’anno 1711 che fu dettata dallo scienziato ad un segretario, sostenendo di non avere una sufficiente padronanza della lingua italiana.

Il percorso prosegue nella vetrina 3 che raccoglie miscellanee di storia antica con le notizie delle grandi civiltà del passato. Lo studio della storia nell’Istituto si basava non solo su testi, ma anche sull’osservazione di oggetti di ogni genere: statue, rilievi, arredi, terrecotte, utensili, monete, gemme. I reperti e i disegni fatti da Marsili durante i suoi viaggi dovevano servire a fondare Io studio teorico su elementi concreti.

La raccolta archeologica ospitata nella “stanza delle antichità” dell’Istituto è oggi in gran parte conservata al Museo Civico Archeologico.

La vetrina 6 contiene i manoscritti dedicati allo studio della terra nei suoi diversi aspetti: le piante, i minerali, gli oceani e così via. In particolare, degne di nota sono le osservazioni sulla natura dei coralli, che Marsili per primo intuisce essere viventi e non rocce, ma che erroneamente classifica come piante. Nel manoscritto sono disegnati accuratamente a penna e colorati.

Una delle vetrine più interessanti è la 4, dedicata a Marsili e i Turchi e che contiene manoscritti e opere a stampa che testimoniano sia le vicissitudini del soldato che gli interessi dello studioso.

Marsili testimoniò tutte le lingue diverse che ascoltò e descrisse i costumi locali: De turcarum vestitu, ad esempio, raffigura gli abiti della cavalleria turca, turbanti colorati delineati a penna. La Camisia, invece, è un grande foglio ricoperto di formule magiche che i guerrieri ottomani indossavano sotto le divise per essere protetti dai colpi nemici.

De turcarum vestitu

La vetrina successiva, la 8, testimonia gli anni proficui della vita da soldato-studioso, che compie innumerevoli osservazioni naturalistiche e raccoglie libri rari e manoscritti orientali, molti dei quali costituiscono l’importante collezione di codici orientali giunta fino a noi.

La vetrina 5 è dedicata al tema dei fiumi e dei mari. L’interesse per le acque della superficie terrestre può essere considerato una sorta di filo conduttore che si snoda lungo tutto il percorso compiuto dal M. scienziato, tanto che per i suoi esperimenti e scoperte è considerato il padre della oceanografia.

Dai dati raccolti nascono le Osservazioni intorno al Bosforo Tracio oVero Canale di Costantinopoli, che riguardano l’assetto geografico del Bosforo, i venti, la salinità dell’acqua e soprattutto le correnti e soprattutto il Phisique de la mer, presente in edizione anastatica.

Nei manoscritti non mancano mai le illustrazioni, dai fondali delle acque, ai pesci, alle piante che nascono nel Danubio e volatili, diligentemente delineati ed incisi in tavole. Come se Marsili volesse riprodurre la natura che vedeva, perché non rimanesse solo nella sua memoria ma perché tutti potessero contemplarla.

Al Danubio è dedicata la vetrina successiva, la 1. Vedrete bellissime tavole raffiguranti i costumi delle popolazioni locali, e precisamente: la nazione ungara, la sassone, la valacca, la greca, l’anabattista, la zingara, secondo una divisione già presente in documenti del tardo Medioevo.

Infine, al centro della sala, in due bellissime vetrine a capannina vedrete un ampio numero di manoscritti contenenti notizie su vari aspetti della civiltà romana.

Il manoscritto Aegiptiorum, Etruscorum, Romanorum militaris suppellex ex sculptis gemmis, nummis, marmoribus atque picturis vetustissimis recollecta ad agnitionem eorum methodi militandi è curioso. Le striscioline di carta esposte accanto al codice sono parte integrante del manoscritto stesso. Osservando le pagine si può vedere che erano le didascalie delle immagini.

Aegiptiorum, Etruscorum, Romanorum militaris suppellex

Come visitare il museo Marsili a Bologna

Il museo Marsili si trova all’interno di Palazzo Poggi e vi si accede dalla Biblioteca Universitaria, in via Zamboni 35. Il personale della biblioteca organizza visite guidate gratuite, in genere il sabato mattina. Qui trovate il calendario delle aperture https://eventi.unibo.it/prenotazioni-bub e il form da compilare per iscrivervi.

Anche UniboCultura organizza visite guidate dedicate al conte Marsili e ai suoi luoghi. In questa pagina web https://site.unibo.it/unibocultura/it/visite-guidate/un-universita-a-forma-di-palazzo è pubblicato il calendario di questi tour e il form da compilare per iscrivervi.

Libri su Luigi Ferdinando Marsili

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